Nella produzione del miele biologico come di uno dei tanti prodotti delle api, dalla propoli al polline, alla pappa reale, alla cera, una attenta valutazione dei rischi concorre all’ ottenimento di un prodotto di alta qualità.
Spesso sentiamo affermare che “il miele lo fanno le api”, ma solo in parte è vero, questa è un’affermazione che piace molto all’industria del miele, diffusa con l’intento di offuscare le differenze fra un miele artigianale che riceve mille attenzioni e quello prodotto al fine di essere ceduto all’ingrosso e che poi viene miscelato e lavorato per renderlo standardizzato per il grande commercio. Nel caso del miele artigianale, nel caso del nostro miele, consideriamo in ogni momento che il prodotto sarà invasettato e venduto col nostro nome e sotto la nostra responsabilità.
Si parte dall’arnia che in apicoltura biologica deve eseere costruita con legno non trattato, di forma quadrata (è la forma meglio riconosciuta dalle api in quanto ne misurano la cubatura con più facilità) verniciata solo con sostanze naturali (olio di lino cotto e ruggine) nella parte esterna. Niente plastiche, niente polistirolo. La cera del nido deve essere totalmente esente da residui di sostanze chimiche.
La postazione, è il fondamento della produzione, dalla postazione si decide il tipo di miele, la sua rispondenza alle caratteristiche organolettiche ricercate ma anche la rispondenza alle caratteristiche della produzione biologica. Per quello che riguarda la postazione il regolamento UE sull’apicoltura è chiaro;
“l’ubicazione degli apiari è tale che, nel raggio di 3 km dal luogo in cui si trovano, le fonti di nettare e polline siano costituite essenzialmente da coltivazioni ottenute con il metodo di produzione biologico o da flora spontanea o da colture trattate solo con metodi a basso impatto ambientale equivalenti a quelle di cui agli articoli 28 e 30 del regolamento (UE) n. 1305/2013 che non incidono sulla qualifica della produzione apicola come produzione biologica. Tale requisito non si applica alle aree che non sono in periodo di fioritura o quando le colonie di api sono inoperose”
In un sito non contaminato dall’agricoltura convenzionale possiamo evitare pericoli di inquinamento dei prodotti dell’alveare ed evitare gli avvelenamenti delle api a seguito di irrorazione di sostanze insetticide nell’ambiente. Se in 40 anni di attività di apicoltura di cui 38 a scopo professionale non ci sono mai morti alveari in nessuna parte d’Italia significa che il luogo di raccolta è stato scelto con cura.
La gestione delle malattie delle api è un’altra parte fondamentale della gestione biologica degli alveari. In apicoltura convenzionale le malattie parassitarie delle api possono essere curate con insetticidi di sintesi, gli stessi insetticidi che poi uccidono le api quando vengono irrorati sulle fioriture! Sembra incredibile ma solo il 5% della aziende apistiche è biologico (per una totalità del 15% degli alveari).
In apicoltura biologica, la lotta ai parassiti viene effettuata con acidi organici naturalmente presenti dentro l’alveare e con la lotta bio meccanica.
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