Miele Biologico e Apicoltura

Cos’è il miele biologico
Ma come si fa a dire “miele biologico”?, Il miele non lo fanno le api? E poi le api volano, come si fa a controllare dove vanno?
Questa è la principale domanda che molti consumatori, pongono di fronte ad un vaso di MIELE BIOLOGICO, cercherò quindi di spiegare che cos’è:
Il regolamento CE 834 prevede tutta una serie di regole per poter chiamare biologico del miele e qui riassumeremo le fondamentali in ordine di importanza.
Sottoporsi ad un controllo esterno
La prima regola a cui deve sottoporsi un apicoltore (agricoltore, allevatore ) per dichiarare biologici i suoi prodotti è quella di farsi controllare da un organismo esterno preposto. Conosco molti apicoltori che affermano di essere biologici solo perché magari nell’ultima stagione non hanno utilizzato sostanze di sintesi chimica nei loro alveari, altri che dicevano di essere biologici ma poi ad un controllo della cera il nido è risultato pieno di insetticidi, e tutto ciò non ha nulla a che fare con l’essere biologici.
Essere biologici significa aprire la propria azienda a controllori esterni, sottoporre ai loro controlli  i libri contabili, il carico/scarico del magazzino, le vendite, le procedure di lavorazione, occorre denunciare il posizionamento degli alveari, dimostrare la tracciabilità della cera ecc. Il biologico deve essere dimostrato, non affermato, prima di arrivare a farsi controllare occorre condurre l’azienda seguendo norme ben precise.
La cura delle malattie
Anche se le api raccolgono in natura una gran quantità di sostanze che ci aiutano a mantenere e ripristinare la salute nel nostro organismo non vuol dire che non siano soggette a diverse malattie. Le api vivono in colonie che raggiungono i 40.000 individui e come tutti gli esseri viventi sono soggette a diverse patologie, per curarle gli apicoltori convenzionali possono usare antibiotici, fungicidi o acaricidi di sintesi, ormoni ecc.
In apicoltura biologica sono ammessi solo sostanze di origine naturale ( presenti in natura ) quali acidi organici o oli essenziali o preparati di piante. Non tutte le sostanze , anche se di origine naturale sono ammesse.
Il nido
La casa dove le api vivono in natura potrebbe essere un’anfratto di roccia, una cavità in un albero o una qualsiasi cavità che ripari dalle intemperie.
Le case delle api messe a disposizione dall’uomo sono casse di legno e si chiamano arnie, quando l’arnia è abitata dalle api si chiama alveare, costituita da un nido, composto da 8-10 favi dove le api si riproducono ed accumulano le scorte di cibo. I favi sono costituiti da telai in legno all’interno dei quali l’apicoltore inserisce un foglio di cera d’api, da cui le stesse costruiranno le cellette esagonali su cui depositeranno il nettare raccolto sui fiori, il polline e su cui la regina deporrà le uova da cui nasceranno nuove api o fuchi. In apicoltura biologica il legno, la cera, la propoli presente nell’alveare non deve riportare residui di contaminanti chimici utilizzati per il trattamento di cura degli alveari dalle malattie. Questi contaminanti sono rappresentati da antibiotici ed insetticidi usati in apicoltura convenzionale o illegale (antibiotici) e residuano per molti anni all’interno degli alveari dopo la somministrazione ( alcuni piretroidi fino a 200 anni). Non possono essere usate arnie non di legno ( es. polistirolo) e le stesse devono essere verniciate con pitture naturali, altrimenti si inquina la propoli.
La nutrizione
Le api si nutrono solo di miele e polline. Nutrendosi di miele e polline, le api, non apportano al loro organismo solamente delle sostanze nutritive, esse apportano anche dei veri e propri stimolatori genici i quali permettono la detossicazione rispetto ad avvelenamenti provocati dall’assunzione sia di aflatossine ed altre sostanze tossiche naturali sia da insetticidi quali ad esempio in neonicotinoidi. E’ quindi fondamentale in “apicoltura biologica” organizzare la conduzione stagionale delle colonie facendo in modo che esse accumulino tutte le riserve necessarie a passare l’inverno più lungo. Qualsiasi nutrizione di soccorso degli alveari, deve quindi essere vista come un errore di conduzione da correggere e prevenire nella stagione successiva. Il primo prodotto da utilizzare per la nutrizione è il miele. Può essere utilizzato sia in forma cristallizzata che in forma liquida, in questo caso diluito con acqua. La nutrizione con sostituti del miele ( zucchero biologico) può essere utilizzato solo in caso di assoluta necessità, in mancanza di disponibilità di miele , quando per condizioni climatiche avverse la sopravvivenza delle colonie è posta realmente a rischio.
Il pascolo delle api
Per molti anni apicoltori e ricercatori hanno affermato che un’inquinamento del pascolo non determinava la contaminazione del miele. Il motivo di tale affermazione derivava dal fatto che le api sono dotate di un filtro che trattiene particelle microbiche fino a 500µm , tale filtro previene alle api la contaminazione da alcuni batteri, ma la sua posizione è tale da non poter filtrare il nettare raccolto ma solo quello ingurgitato. Probabilmente la mancanza di inquinanti nel miele in passato è dovuta principalmente ad una azione fisica della pianta stessa ma sopratutto ad una mancanza di capacità analitica dei metodi o dei laboratori preposti.
In ogni caso gli ultimi e purtroppo gravi avvelenamenti di api dovuti ai neonicotinoidi nella pianura padana, e il rilevamento degli stessi inquinanti nel miele degli alveari interessati,  dimostra inequivocabilmente che le norme del regolamento CE sull’agricoltura biologica, le quali prevedono una distanza di 3km da colture non biologiche e da altre fonti inquinanti, devono essere rispettati. Per questo motivo gli alveari devono essere dislocati all’interno di aziende biologiche o a colture spontanee o a basso impatto ambientale.

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